in viaggio tra le highlands

Volevo vedere Nessie

Abbiamo attraversato l’Europa per arrivare a Loch Ness in Scozia, dove la leggenda narra che nelle profonde acque del lago vi si nasconda una creatura, Nessie, dal collo lungo che fu avvistata per la prima volta nell’estate del ’33. Utilizzo il termine creatura perché non vi sono prove di cosa si tratti di preciso, alcuni fotogrammi ritraggono quello che sembra un serpentone nuotare tranquillamente nelle fredde acque, altri giurano di averlo visto sulle sponde mentre si nutriva di arbusti. Tra conferme e smentite su questo mistero non se n’è mai venuti a capo, di sicuro vi è solamente il fatto che un anonimo lago è diventato una delle attrazioni principali del regno unito. Anche noi, come tanti, non abbiamo resistito al fascino del mistero. Nonostante, però, io sia rimasto seduto sulle sponde del lago, sorseggiando una birra e fumando un sigaro non ho visto niente; allora, mi piace immaginare che Nessie sia una creatura timida e docile, piuttosto che un terribile mostro degli abissi. Chi vuole avere interpretazioni più “scientifiche” sulla storia può recarsi al Loch Ness Centre & Exhibition, dove, oltre alla vendita di souvenir, vi si trovano i dati sulle ricerche effettuate nel tempo e anche sulle attrezzature utilizzate: sottomarini in miniatura, sonar e apparecchi video-fotografici. Un film che ripercorre tutta la storia viene proiettato a ciclo continuo in una sala. In fondo la storia di Nessie era solo la scusa per arrivare fin là; perché, a volte, occorrono degli stimoli per far partire la nostra casa su ruote, ma poi, una volta partiti, non ci vorremo più fermare. La Scozia è un posto magico, non per niente è stata scelta come sede per la scuola dei maghetti nella saga di Harry Potter. Lasciato Londra alle nostre spalle entriamo in un’altra dimensione: il famoso Vallo di Adriano sembra posizionato nel posto giusto, da lì in poi cambia l’atmosfera, la musica e anche i volti. Il nostro viaggio prosegue verso nord attraverso le Highlands dove panorami mozzafiato scorrono davanti ai nostri occhi, intervallati da ruderi di abbazie e castelli. Giungiamo sulla costa, piccoli villaggi di pescatori interrompono ore di guida nella natura incontaminata, regina incontrastata. Sostiamo in campeggi e aree di sosta su verdi prati, oppure su scogliere a picco sul mare, dove il frastuono delle onde è l’unico rumore che sentiamo. Arriviamo a Dunnet Head, il luogo più a nord della Scozia, anche se tutti considerano Jhon o’ Groats come punto più a nord. Ci dirigiamo verso il faro che fu luogo di fondamentale osservazione durante la seconda guerra mondiale, ed infatti ancor oggi vi si trova un bunker ed un radar utilizzato poi anche durante la guerra fredda.

il faro di Dunnet head

Ci fermiamo ad osservare il panorama, da qui si possono scorgere le Isole Orcadi. Questo luogo è inoltre una meta per i Bird Wachter: per i neofiti come noi vi è un grande pannello che illustra le specie presenti con tanto di direzione di avvistamento. In camper non dovrebbe mai mancare un binocolo. Noi volevamo vedere il Fratercula arctica o, più semplicemente, Pulcinella di mare o Puffin; si tratta di quel buffo pennuto dal grande becco arancione che compare anche in molti cartoni animati moderni come I pinguini di Madagascar o Happy Feat. Anche qui, come per Nessie, indugiamo guardando l’infinito con il naso all’insù ma, questa volta, con la consapevolezza che il Pulcinella di mare esiste davvero. Il giro di boa lo facciamo a Jhon o’ Groats, non c’è niente di interessante ma nonostante tutto è pieno di turisti. Questo, come Capo Nord, è un luogo “simbolo” e chiunque passi da queste parti ci si ferma. Da qui scendiamo a sud verso una cittadina di nome Oban, rinomata per l’omonimo whisky, che viene anche definito “Spirito di Scozia”, e, visto che da queste parti è una questione culturale assaggiare questa bevanda, non ci possiamo esimere da una visita allo stabilimento con tanto di spiegazione sull’intero processo. Il nostro obiettivo in questo porticciolo era quello di trovare un passaggio su qualche barca per poter avvistare le balene, visto che agosto è il periodo migliore, ma troviamo tutto esaurito. Dovevamo prenotare per tempo, ma questo mal si sposa con il nostro modo di viaggiare che prevede un percorso approssimativo ma che si sviluppa nel corso del viaggio stesso. Il nostro tempo dedicato alla Scozia più “selvaggia” è giunto al termine, ora ci dirigiamo verso la capitale Edimburgo. C’è il Fringe Festival, il festival degli artisti di strada più famoso al mondo. La città si trasforma in un enorme palcoscenico all’aperto: ogni luogo pubblico diventa un palcoscenico, che si tratti di un pub, una chiesa sconsacrata o una rimessa per i bus, senza contare le esibizioni tra le vie principali e secondarie. Il festival si svolge per tre settimane circa ad agosto, ed attira artisti da tutto il mondo. Gli artisti, hanno un proprio spazio segnalato dove esibirsi, con tanto di scaletta, nulla è lasciato al caso e l’organizzazione è perfetta, per far vivere al visitatore un’esperienza indimenticabile. Rimaniamo affascinati da giocolieri, illusionisti, saltimbanchi, sembra di essere tornati indietro nel tempo. Ci fermiamo un attimo a guardare un comico che ha formato un capannello di gente; nonostante la multietnicità del pubblico, il bravo artista fa ridere tutti: con le sue espressioni del volto e il linguaggio del corpo riesce a riunire tutte le lingue del mondo in una risata internazionale.

dal giappone una performante e simpatica coppia di acrobati e giocolieri

Una menzione speciale va fatta ai musicisti: si vede suonare di tutto, qualsiasi oggetto viene utilizzato per diffondere nell’aria cover delle più belle canzoni di sempre. Un ragazzino con una chitarra costruita con una vecchia valigia ammalia un centinaio di persone sulle note dei Dire Straits. Vorremmo fermarci ancora per ascoltare e vedere tutti, ma sono già tre giorni che gironzoliamo per il festival ed Edimburgo ha molto altro da offrire. In concomitanza con il Fringe si svolge anche il Military Tattoo, l’esibizione di bande militari provenienti da tutto il mondo, in una location mozzafiato, il Castello di Edimburgo. Rimaniamo ipnotizzati dalle cornamuse e tamburi del reggimento scozzese, decine di soldati che si muovono in una sincronia perfetta mentre eseguono delle manovre come in una danza. Il Castello di Edimburgo è stato palazzo reale, prigione e infine caserma. E’ stato eretto su uno sperone di roccia di un vulcano spento ed è l’apice della città vecchia. Dai merli delle sue possenti mura si vedono le vie della città nuova brulicare di gente, Edimburgo è una città viva. Per concludere la nostra permanenza in città percorriamo il celebre Royal Mile, questo appellativo gli fu dato nel XVI secolo, quando il Re utilizzava questa via per spostarsi tra il castello ed il palazzo reale. E’ la parte più turistica, vi si trovano ristorantini e negozi tipici, ovunque vengono venduti oggetti in Tartan, un altro simbolo della Scozia. Chi non possiede un oggetto nella classica fantasia a riquadri di diversi colori, chiamato più semplicemente “scozzese”? Questo tessuto di lana un tempo serviva per distinguere i vari clan di Highlanders, esisteva in oltre duemila varianti, e nel museo ad esso dedicato se ne contano esposte più di quattrocento versioni. Come segno di sottomissione degli scozzesi, il Tartan venne vietato (compresa la possibilità di suonare la Cornamusa), dagli inglesi nel 1746, vittoriosi nella battaglia di Culloden, che mise fine alle ambizioni della Scozia di essere indipendente dall’Inghilterra, ma nel 1822 grazie a Re Giorgio IV venne “rispolverato” e da allora si vende in tutto il mondo, perché è una fantasia che passa indenne tutte le mode. A sud di Edimburgo visitiamo un altro luogo interessante, Roslin una piccola cittadina divenuta famosa per i codici, perché qui si trova quello “Da Vinci” e quello genetico. Agli estremi di un viale alberato si trovano la Cappella dei Templari, che ha ispirato il famoso romanzo e l’istituto di ricerca dove è stata creata la pecora Dolly; una strada che tenta di unire il sacro al profano, ma questi due luoghi sono opposti non solo nelle posizioni geografiche, ma anche nelle posizioni che la chiesa e la scienza da sempre difendono.

le guglie esterne della Rosslyn chapel

La Rosslyn Chapel è veramente un luogo affascinante e misterioso, ripieno di riferimenti alla massoneria ed ai Templari, qui la leggenda narra che vi sia nascosto il Santo Graal, non il calice dell’ultima cena, ma un fascicolo di documenti che metterebbe in pericolo il potere della chiesa. Cerchiamo di immergerci nella realtà dei fatti, e con una guida data in prestito con il biglietto d’ingresso, ci perdiamo nelle migliaia di simboli e decorazioni presenti. Ognuno di questi cela dietro di se una storia, una leggenda. Delle stranezze storico-scientifiche ci sono diverse tracce, come quella del Mais che si trova scolpito come decorazione intorno ad una finestra, anche se la costruzione della cappella è antecedente alla scoperta dell’America e quindi anche della pianta del mais, un mistero… Come strada del rientro scegliamo la Borders Abbeys Way, che in un centinaio di chilometri collega le quattro principali abbazie della Scozia, e precisamente Kelso, Jedburgh, Melrose e Dryburgh, anche questi luoghi fantastici ci fanno fare un salto nel tempo, che purtroppo è giunto al termine. Arrivederci Scozia.

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