Trieste ha avuto un passato glorioso come porto franco nell’Impero austroungarico, e come si mette piede in città si notano i segni lasciati da un’epoca che non tornerà più, ma a cui i triestini sono ancora affezionati. Basta osservare piccoli segnali: ai piedi della statua della principessa Sissi ci sono sempre fiori freschi,posati da chi non l’ha dimenticata; l’atmosfera retrò che si respira nei caffè in stile “viennese” sempre colmi di persone a conversare, incuranti del tempo che corre, davanti ad un “nero”: da queste parti il caffè è una cultura ed i triestini hanno coniato un lessico per tutte le possibili varianti. Arriviamo a tarda sera e non ci rendiamo subito conto della sua disposizione ma che, l’indomani mattina ci disorienta: ci aspettavamo la classica città pianeggiante sul mare, invece è tutto un saliscendi ed non vi si trova una strada dritta. La nostra visita parte dal “salotto buono” della città: Piazza Unità d’Italia, con un lato che si affaccia sul mare e gli altri tre circondati da splendidi palazzi del 1800. Con le spalle al mare ed in senso orario troviamo il “Palazzo della Luogotenenza austriaca”, oggi sede della Prefettura, la facciata principale è decorata con mosaici che raffigurano lo stemma della casa sabauda e alcuni personaggi tipici dell’epoca. Questi mosaici furono realizzati nei primi anni ’20 per sostituire quelli originari che raffiguravano lo stemma imperiale austro-ungarico e i membri della casa imperiale, dopo l’annessione del territorio triestino all’Italia. I mosaici originali sono rimasti però sui due lati corti del palazzo perché, come già detto, i triestini sono dei nostalgici.
A seguire c’è “Palazzo Stratti”, dove si trova lo storico caffè triestino degli Specchi. Adiacente a palazzo Stratti, troviamo palazzo Modello, che fa angolo con la strada che porta alla piazza della Borsa. Il Municipio, dalla particolare architettura, fa da sfondo alla piazza con la sua torre, dalla quale due automi in zinco (“Mikeze” e “Jakeze”) fanno udire i loro rintocchi allo scoccare delle ore. I loro nomi derivano dallo sloveno “Mihec” e “Jakec” che significano Michele e Giacomo e sono una “duplicazione” degli originali mori bronzei, deteriorati dagli agenti atmosferici e che dopo il restauro nel 2005 sono conservati nell’Orto Lapidario del Civico Museo di Storia ed Arte sul colle di San Giusto. Si prosegue con il “Palazzo Pitteri” il più antico palazzo della piazza, seguito dal “Grand Hotel Duchi d’Aosta”, e per finire il “Palazzo della compagnia di navigazione Lloyd Austriaco di Navigazione”, divenuto poi Lloyd Triestino, ed oggi sede della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Davanti al municipio si trova la “Fontana dei Quattro Continenti” che doveva raccontare Trieste come la città favorita dalla fortuna grazie all’istituzione del porto franco. In alto si vede una figura femminile alata e a braccia aperte che rappresenta Trieste sulle montagne del Carso, circondata da pacchi, balle di cotone e cordame come immagine simbolica di una città che accoglieva i commercianti provenienti da tutto il mondo. Il mondo è raffigurato da quattro statue che richiamano i tratti delle persone che vivevano nei continenti allora conosciuti (Europa, Asia, Africa e America). Sul lato mare si trovano due portabandiera, della prima guerra mondiale, che vengono utilizzati per gli alza e gli ammaina bandiera solenni.
Un 360° stupendo. A pochi passi dalla piazza si trova il “Molo Audace”; anche questo ha una sua storia: è nato sul relitto della nave San Carlo che affondò nel porto e fu utilizzato come base per la sua costruzione, prese così il nome del relitto ed inizialmente era lungo 95 metri. Veniva utilizzato per far attraccare le navi passeggeri e mercantili e, visto il grande traffico, venne allungato fino all’attuale lunghezza di 246 metri. Alla fine della prima guerra mondiale, la prima nave della Marina Italiana ad entrare nel porto di Trieste e ad attraccare al molo San Carlo fu il cacciatorpediniere Audace, la cui ancora è ora esposta alla base del faro della Vittoria, da allora cambiò nome. Anche noi facciamo come i triestini, attendiamo il tramonto seduti sul molo con le gambe penzolanti sul mare piatto, non potevamo concludere la giornata in maniera migliore. Prima che il sole si tuffi in mare dal molo, consigliamo di volgere lo sguardo anche verso “Ursus”, un raro reperto di archeologia industriale. Si tratta di una delle più grandi e antiche gru galleggianti che, con i suoi 75 metri di altezza, rappresenta un’importante opera di ingegneria meccanica e navale che ha contribuito allo sviluppo della città. Trieste vanta numerosi insediamenti industriali, un rapporto di amore odio con i cittadini perché, se da un lato hanno contribuito alla ricchezza della città dando lavoro a molti, dall’altro avvolge una parte della città con fumi e odori non proprio gradevoli e soprattutto non salubri. Un’altra stranezza in cui ci imbattiamo è il Bagno Lanterna, chiamato Pedocin dai triestini; si trova a pochi passi da piazza dell’Unità d’Italia e, ancora oggi, conserva un muro che divide lo stabilimento un due separando gli uomini dalle donne in spiaggia. Il giorno seguente andiamo ad esplorare la parte alta di Trieste, cominciando dal Castello di San Giusto, che si trova sul colle San Giusto, nella parte vecchia della città. Non aspettatevi il classico castello sfarzoso, niente di artistico o di così interessante. In passato era una solida postazione militare posta nel punto più favorevole per gli avvistamenti utilizzato, nel corso della storia, sia da Napoleone che dalle truppe tedesche. Poter passeggiare lungo le sue mura ci permette comunque di ammirare Trieste dall’alto in tutte le direzioni, godendo di scorci incantevoli sul golfo.
Riscendiamo verso il mare passando per il ghetto ebraico, un intrico di strette stradine piene di antiquari e botteghe di libri usati, la Sinagoga di via San Francesco, annoverata fra le più grandi e maestose d’Europa, è uno degli edifici simbolo della Trieste multireligiosa, che ospita, tra le sue vie, anche una Chiesa serbo-ortodossa. Ci dirigiamo verso una delle attrazioni della città: il tram di Opicina, una trenovia unica nel suo genere costruita nei primi del ‘900. Il tram prende il nome dalla località che raggiunge e continua ad essere un mezzo utilizzato per un originale gita fuori porta percorrendo una tratta suggestiva e panoramica. Il percorso ha inizio in piazza Oberdan e raggiunge Opicina lungo una ripida pendenza, che per poterla superare costringe ad agganciare il tram ad alcune motrici che lo spingono (in salita) o lo trattengono (in discesa) seguendo il tratto di funicolare. Il tragitto del Tram di Opicina è lungo poco più di 5 km, con un dislivello di 329 metri s.l.m. e la pendenza massima raggiunta tocca il 26%. Il sistema di trazione fu modificato nel 1928 da “cremagliera” a “funicolare” ed è tutt’oggi funzionante. Durante il nostro vagabondare per le strade dei colli triestini, abbiamo notato più volte della frasche appese fuori dalle abitazioni o in corrispondenza di incroci e così, dopo aver domandato al tipico vecchietto del luogo, una delle migliori fonti di informazioni, scopriamo l’Osmizza. Sull’altopiano del Carso l’Osmizza è un luogo dove si vendono e si consumano vini e prodotti tipici (quali uova, prosciutti, salami e formaggi) direttamente nelle case dei contadini che li producono. L’usanza è molto antica, un’ordinanza di Carlo Magno concedeva a tutti i viticoltori dell’Impero il diritto di vendere direttamente il loro vino senza dazi, segnalando tale attività con l’esposizione di una frasca di edera, pena la confisca. Osmizza viene da “osem” che significa “otto” e indicava la durata della concessione del periodo di apertura, di otto giorni. Oggi il periodo di apertura può essere superiore e viene calcolato sulla base della quantità di vino prodotto, inoltre la scelta del periodo è a discrezione dei contadini. Dopo aver appreso di questa usanza, anche noi ci mettiamo con le gambe sotto il tavolino, che viene subito imbandito con un susseguirsi di prelibatezze accompagnate dal famoso vino che ha dato vita a questa piacevole usanza. Prima di lasciare questa splendida città ci concediamo un ultima sosta, facciamo visita al Castello di Miramare, affacciato sul golfo di Trieste e distante solamente cinque chilometri. Era una delle residenze della corte Asburgica e come il Castello di San Giusto ha subito i vari passaggi della storia, ma rimane ben conservato ed è molto bello. Ad oggi ospita un museo storico al suo interno, inoltre è circondato da un parco di ben ventidue ettari con una varietà botanica proveniente da tutto il mondo, ed un giro al suo interno è come percorrere un viaggio.
DOVE SOSTARE
A Trieste è possibile sostare all’area Mamaca Garden (Via del Pane Bianco 16, Trieste, Tel.: +39 3358032580 – Coord. GPS: N 45.62554, E 13.78710 – N 45°37’32”, E 13°47’14”) un luogo tranquillo situato 100 mt dalla fermata degli autobus per il centro. Per entrare è necessario chiamare il proprietario per richiedere il codice di accesso. Il costo al giorno per Camper (2 persone incl. tasse) è di € 18,00 con scarico acque reflue, scarico WC chimico e acqua gratuiti ed Elettricità € 4,00 al giorno.
Area comunale (Via Von Bruck, Trieste; coord. GPS N 45.63709, E 13.76910) aperta tutto l’anno. Il prezzo è di 5€/24h con una sosta massima di 72 ore. E’ situata sotto la superstrada e l’entrata è all’incrocio con via San Marco. Ha una capacità di 50 posti e camper service. A poca distanza parte l’autobus per il centro. Rumorosa.
COSA VISITARE
Tutte le informazioni si possono trovare sul sito http://www.turismofvg.it. Per chi sta viaggiando per il Friuli Venezia Giulia è possibile acquistare la FVG Card che è una chip card nominativa che può avere una durata di 48ore, 72ore o 7 giorni (dal primo utilizzo) e che permette di entrare gratuitamente oppure usufruire di speciali scontistiche in più di 60 strutture convenzionate in varie località del Friuli Venezia Giulia. Si può acquistare presso gli Info-point PromoTurismoFVG, hotel e agenzie viaggi convenzionati, uffici IAT comunale oppure on line sul sito http://www.turismofriuliveneziagiulia.it/BuyFVGCard/Default.aspx
QUANDO ANDARE
La città è bella in qualsiasi stagione.
La prima domenica di maggio si corre la “Maratona d’Europa”, prestigiosa competizione internazionale e le strade di accesso alla città sono chiuse per buona parte della giornata. Si tratta però di una bella festa, da non dimenticare. Nei giorni precedenti alla gara ci sono tante iniziative e manifestazioni, con concerti e fuochi d’artificio la sera del sabato.
La seconda domenica di ottobre c’è la “Barcolana”, la regata velica per eccellenza.
INDIRIZZI UTILI
Trieste Infopoint
Via dell’Orologio 1, angolo Piazza Unità d’Italia – Trieste
Tel. +39 040 3478312 – info.trieste@promoturismo.fvg.it
Associazione Guide Turistiche Del Friuli Venezia Giulia
Stazione Marittima, Molo dei Bersaglieri, 3 – Trieste – Tel. +39 040 314668
http://www.guideturistichefvg.com/
Azienda Agricola Kosuta, Santa Croce 422 Trieste Tel. +39 040 220605
Ottimo posto dove gustare l’ Osmizza, occorre telefonare per sapere i periodi di apertura, che variano ogni anno.