Ci sono luoghi trasformati dalla storia e luoghi che, invece, sono cambiati dalla natura. Il Delta del Po è uno di questi, dove il “grande fiume” muta i confini in un eterna lotta con l’uomo che lo vorrebbe controllare. Ma il Grande Fiume va rispettato perché può essere più forte, e la storia ce lo insegna, ma anche fragile, se non si protegge il suo ecosistema. Noi ci siamo calati tra le sue foschie e silenzi per conoscerlo, seguendo il susseguirsi di terra e acqua, tra natura e paesi, dove si passa dalla calma dei pescatori al trambusto della Romea. Questa rinomata strada statale è da molti odiata, per il suo elevato traffico di mezzi pesanti che la percorrono interrottamente da quando è stata costruita. Intorno a questa arteria sono nate molte attività frequentate da camionisti. A me piace fermarmi nella tipica trattoria, e magari avere la fortuna di trovare un autista con cui dividere uno dei minuscoli tavoli: dalle loro storie s’impara sempre qualcosa. Io e Ely (la mia compagna di viaggio e di vita) raggiungiamo il Parco del Delta del Po, addentrandoci nel punto centrale in direzione di Boccasette, dove una comoda area di sosta ci permette di fermarci nei pressi della spiaggia. Questa zona, se attraversata con il buio, come abbiamo fatto noi vista l’ora tarda in cui siamo arrivati, può mettere soggezione: si guida il camper su una strada circondata da canali e dal riflesso dei fari sull’acqua. Dopo una notte nel silenzio più assoluto, in compagnia di un altro furgonato con targa svizzera, la mattina ci rechiamo sulla spiaggia per una passeggiata esplorativa, l’ideale sarebbe scaricare le biciclette e imboccare una delle numerose piste presenti nel parco, tra l’altro tutte ben segnalate, con numero di appartenenza, direzione e distanza. Inoltre grazie al materiale inviato a casa dall’efficiente ufficio del turismo della provincia di Ferrara, si ha la possibilità di fissare le mappe al manubrio della bici. Ma noi essendo un po’ svogliati, vista la tappa di ieri, decidiamo di continuare la passeggiata tra la sabbia, mentre osserviamo degli operai intenti nel sistemare una struttura per l’apertura della stagione balneare.Una volta tornati al mezzo, facciamo a ritroso la strada di ieri sera: scelta obbligata visto che finiva qui nel parcheggio; oggi ce la godiamo, con la luce del sole ha perso l’aspetto tetro e si mostra in tutta la sua bellezza. Questo ci induce a numerose soste fotografiche. Il piccolo borgo di Boccasette ci ricorda, grazie ad un pannello che stiamo attraversando il 45° parallelo, da qui proseguiamo in direzione del villaggio di pescatori di Pila. Non aspettatevi il tipico villaggio da cartolina, con casette colorate, ma si tratta di una serie di baracche in lamiera, più o meno ordinate, che tra piccoli pontili fatiscenti e attrezzature sparse ovunque, fanno capire che qui si lavora e non si bada all’immagine. Lavoro duro quello del pescatore, ma qui tutti, o per professione o per passione, escono sempre a pescare tra mare e fiume. Molti di questi pescatori una volta erano agricoltori, perché da queste parti vi erano risaie e mondine, poi le alluvioni hanno cancellato tutto e si sono dovuti riadattare all’ambiente che cambia. Se capitate da queste parti, la mattina presto si ha possibilità di comprare pesce e molluschi direttamente dalle loro mani. Nonostante tutto, il posto ha il suo fascino e merita una sosta, unica nota dolente la centrale termoelettrica sullo sfondo, che rovina il paesaggio, ma sembra indispensabile per rifornire di energia le industrie della zona che lavorano il pescato. Con un ritmo blando, dopo aver attraversato un ramo del Delta, quello del Po di Venezia, ci dirigiamo verso sud in direzione Scardovari. Tra un susseguirsi di scenari da cartolina, la strada costeggia un ramo minore, e dalle vetrate del camper assistiamo al panorama che scorre, tra canneti, minuscoli pontili e baracche. Giungiamo all’imbocco della Sacca di Scardovari, cosi vengono definite i punti dove il mare riesce a penetrare con le sue onde, formando distese di acqua salata con fondale basso, delimitate da bracci del fiume. Qui si allevano cozze e vongole, oltre ad essere l’habitat ideale per numerose specie di volatili, dal Fenicottero Rosa all’Airone. Qui si trova la Spiaggia di Barricata, dove è possibile sostare nel campeggio, oppure in un grandissimo prato adibito a parcheggio. Il mio consiglio è quello di sgranchirvi le gambe con una passeggiata: imboccate il sentiero alla fine del porticciolo e costeggiate il mare fino ad arrivare ad una spiaggia che ricorda un bosco bombardato: questo perché, grazie ad un giro di correnti, qui arrivano tutti i legni trasportati dai rami del Po circostanti, in un groviglio, e che donano alla spiaggia un aspetto selvaggio; troverete quelli dalle forme più strane, ottimi come souvenir naturale o per comporre singolari cornici. Naturalmente se capitate qui in piena stagione balneare avrete davanti una spiaggia pulita ed ordinata. La strada circumnaviga la sacca fino a giungere nei pressi di S.Giulia, dove occorre attraversare un ponte costruito su una serie barche, che fungono da collegamento alle assi di legno. Il ponte è a pagamento e con il camper occorre prestare attenzione allo sbalzo posteriore e altre sporgenze varie sottostanti (scarichi, gavoni ecc.), perché la pendenza della rampa varia con il livello del fiume, e se trovate “bassa marea” occorre prestare attenzione nello nello scendere, sperando di non toccare nulla, però regala la bella sensazione di viaggiare a pelo dell’acqua.
Una volta passati sull’altra sponda, indirizziamo nuovamente le ruote verso sud, e arriviamo alla foce del Po di Goro. Lungo il percorso ci fermiamo per risalire a piedi l’argine, dalla sommità si gode di un panorama unico, da un lato il fiume lento che scorre tra i canneti, dall’altro le immense colture, seduti in questa posizione dominante il vento trasporta un mix di odori primaverili. La tappa di questa sera prevede la sosta presso il piccolo porto di Gorino Ferrarese; per arrivarci bisogna attraversare nuovamente un altro ramo del Po, e quindi un altro ponte di barche ed ignorare il cartello di divieto d’accesso posto all’ingresso del porto (i camper diretti all’area sono autorizzati). Qui l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia gestisce un’area di sosta in maniera esemplare, tra pulizia, ordine e cortesia; si può sostare a bordo fiume, in un contesto paesaggistico che poche aree offrono, un locale offre tutti i servizi, docce, lavelli, ecc, alla modica cifra di 8€, corrente compresa! Sistemati noi ed il mezzo, usciamo per una passeggiata, da qui si può arrivare al vecchio faro, che è il traguardo della più lunga pista ciclabile d’Italia. Noi ci accontentiamo di sederci al porticciolo ad osservare i pescatori affaccendati che preparano l’attrezzatura per l’uscita di stanotte, riusciamo a scambiare quattro chiacchiere con un gruppetto di loro che ci raccontano l’organizzazione del porto e delle cooperative, nonché come funziona un allevamento di vongole. Tutto questo parlare di pesce e molluschi fa affiorare il desiderio di assaggiare qualcosa, quindi ci dirigiamo presso l’unico ristorante del paese, che si trova poco fuori le mura del porto: naturalmente è specializzato in piatti di pesce, che pescano loro stessi, essendo tutto gestito in famiglia: gli uomini si occupano della pesca, le donne della gestione del ristorante. Inoltre hanno anche un barchino per effettuare delle escursioni nel cuore del Delta del Po, e naturalmente ci organizziamo per il giorno seguente. La mattina una foschia avvolge tutta l’area, nel porticciolo si vedono svettare solo gli alberi delle barche, con il passare dei minuti la bruma si dirada e spunta il sole: giornata perfetta per l’escursione. Il ragazzo che si mette alla guida della piccola imbarcazione è molto preparato sulla storia del Delta e sulla fauna, il giro si svolge con ritmi blandi senza dare quella sensazione di “frenesia turistica”, facciamo due soste, una al vecchio faro ed un’altra ad una torretta per l’avvistamento delle numerose specie di uccelli che ci svolazzano intorno. Dopo 3 ore ritorniamo soddisfatti al nostro mezzo e dopo un pranzetto veloce abbandoniamo con dispiacere questo paradiso nostrale, perché non sempre i posti da favola sono quelli esotici: dalle nostre parti ce ne sono molti, basta solo cercare, esplorare, ed uscire dai classici tracciati del turismo. La strada ci conduce nelle altre località tipiche della zona, come Goro dove si trova un altro suggestivo porto, Bosco della Mesola con il suo parco naturale, una riserva da percorrere in bici o a piedi, dove si aggirano Daini e Cervi. Alcune aree della riserva sono visitabili esclusivamente accompagnati dal Corpo Forestale. Sulla strada per Comacchio facciamo una sosta all’Abbazia di Pomposa, di origine benedettina, che con il suo campanile da 48 metri svetta dalla Romea.
Un ampio parcheggio accoglie i visitatori che poi però vengono incanalati in un percorso di souvenir e gastronomico attraverso una serie di costruzioni che stonano con l’area. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Comacchio, l’area camper è vicinissima al centro, scelta logistica azzeccata da parte dell’amministrazione comunale, peccato per le condizioni di abbandono in cui si trova. Ci fiondiamo subito verso il centro storico, dobbiamo trovare l’ufficio per prenotare l’escursione di domani alle saline e scegliere un posto dove gustare la specialità del posto, l’anguilla. L’ufficio è già chiuso, ma grazie ad un numero di cellulare reperiamo una gentilissima ragazza che ci riserva due posti sul battello delle 13, quelli precedenti sono tutti pieni, quindi vi consigliamo di prenotare. Ci troviamo davanti all’attrattiva principale di Comacchio, i Trepponti, un insieme di scalinate sopra ad un canale, perché Comacchio è una piccola Venezia. Dopo aver girovagato tra le vie del centro e fotografato i bellissimi scorci che questa cittadina offre ci mettiamo con le gambe sotto un tavolino e degustiamo l’anguilla marinata ed alla griglia, una bontà! La serata si conclude con una passeggiata nell’atmosfera notturna che regala ulteriori immagini da immortalare. La mattina successiva ci rechiamo con il camper presso la zona d’imbarco, che si trova all’ingresso del parco, qui vi è un grande parcheggio che permette di sistemare il camper mentre si effettuano escursioni in barca e anche in bici, visto che è il crocevia di una serie di piste ciclabili. La strada per arrivarci può mettere in difficoltà, perché il primo ponte disponibile appena fuori Comacchio ha un divieto di transito per i mezzi superiori ai 3 metri, quindi occorre costeggiare il canale per alcuni chilometri e si trova una struttura idonea per far passare i camper sull’altra sponda, da qui ci si ritrova in aperta campagna, ma le indicazioni sono presenti ad ogni bivio. Facciamo l’escursione a bordo di una barca di dimensioni turistiche, una guida durante il percorso fornisce alcune spiegazioni e termina nei pressi di un Casone, cosi vengono definite le strutture ai bordi dell’acqua, dove è riprodotta la vita dei pescatori di anguille affiancata dai racconti della guida. Durante questo percorso si avvista la colonia dei Fenicotteri Rosa, l’unica cosa interessante secondo me, e noi siamo stati fortunati, perché improvvisamente si sono alzati in volo a centinaia, regalandoci uno spettacolo della natura. Al nostro rientro, incuriositi dal borbottare dei motori che ne permettono il funzionamento, ci siamo recati lungo il canale dove ci sono decine di “bilancioni”, una variante del Trabucco. Questo tipo di pesca consiste nel calare in acqua una rete di grandi dimensioni, grazie ad un sistema di carrucole azionate da un motore diesel, visto che qui non è arrivata ancora la corrente. Bussiamo alla porta di una di queste palafitte di grandi dimensioni e una volta ottenuto il permesso entriamo a curiosare, assistiamo ad alcune calate da parte di questi pensionati che trascorrono le giornate tra pesca e ricordi, in perfetto relax. Tutti sono dotati di cucina e area riposo, quindi si cuoce il pescato, si beve un bicchiere e ci si riposa. Noi facciamo merenda con loro, e se non ci sbrighiamo ad imboccare l’uscita ci trattengono anche per la cena. E pensare che volevamo solo dare un occhiata. Il week end volge al termine, ci rimane giusto il tempo per tornare a casa, arricchiti da questa esperienza, una delle tante del bel Paese.
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